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Dagli scritti di padre Luigi Faccenda, fondatore dell’Istituto delle Missionarie e dei Missionari dell’Immacolata padre Kolbe.
Vorrei portarti nel carcere di Pawiak e ad Auschwitz, nel campo di sterminio, il campo degli orrori e della morte. Vorrei che tu lo vedessi con quanta calma accetta i soprusi, le sevizie, le torture. Come sorride, quando viene bastonato e come incoraggia i suoi compagni di sventura parlando loro di Dio, di Maria, di amore e di perdono.
Sì, vorrei che tu lo vedessi, nella cella della fame, confortare quei condannati a morte, consolarli, confessarli, sorridere e baciarli.
Vorrei… Oh, come vorrei che tu vedessi il suo volto sorridente, mentre fissa, con quei suoi occhi celestiali, il feroce carnefice che gli inietta nel braccio il veleno che lo porta a ricevere dalla mano di Maria la corona rossa, la corona del martirio.
Vorrei farti vedere il volto bagnato di lacrime di gioia: e sono giovani, donne, uomini e ragazzi che piangono di riconoscenza, perché da padre Kolbe hanno ottenuto la forza per vincere il peccato…
Vorrei ripeterti testimonianze a non finire di persone che, incontrando padre Kolbe, hanno incontrato la Madonna, hanno incontrato la salvezza.