Il tema di quest’anno 2021 della giornata della memoria è stato dedicato ai bambini. Sono stati deportati ad Auschwitz 232.000 bambini a ne furono liberati poco più di 700. In streaming ho ascoltato la preghiera dei rappresentanti delle diverse chiese e confessioni religiose e anche esperienze dei sopravvissuti alla deportazione.
Mi ha colpito una donna che ricordando la baracca di Birkenau dove ha vissuto con altri bambini, diceva di aver avuto fame, freddo e tanta paura. Ricordava di aver visto tanti piccoli morire di nostalgia, perché separati dai genitori, dai loro affetti, perché sentiti come abbandonati. Comunicava però con tanta forza di avere ancora nel cuore un ricordo indimenticabile: dentro quelle fredde e spoglie baracche bambini di cinque – sei anni aiutare bambini di due – tre anni. Come? Abbracciandoli, accarezzandoli, baciandoli. Senza dubbio gesti ricevuti nella loro famiglia, dai genitori, dai nonni, dai fratelli più grandi.
È cresciuta in me la consapevolezza, espressa anche dal direttore del Museo, che non è sufficiente ricordare, fare memoria, ma è urgente educare, formare le nuove generazioni, con atteggiamenti concreti di bontà, comunione, dialogo. Perché non possiamo chiedere ai giovani di essere perseveranti nel bene se noi adulti non lo siamo. Anche Anna Frank adolescente, nel suo diario scrive: «Nonostante tutto credo che il cuore dell’uomo è buono». Di questo ne dà testimonianza anche San Massimiliano, luce e amore nel bunker della fame.
Ercolina, Harmęże – Polonia
