A scuola di pace

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“Davanti ad Auschwitz non possiamo restare uguali a prima. Dobbiamo capire e reagire. Stand up! Reagisci, cioè diventa grande dentro. Reagire vuol dire parlare, entrare in dialogo. Ognuno di noi può trasformare l’angoscia provata ad Auschwitz in qualcosa di diverso: dopo aver visto le conseguenze della disumanizzazione, cerchiamo di costruire qualcosa di umano”. 

Marco Impagliazzo – Assemblea conclusiva di “Global Friendship” 19-21 luglio 2019

Giovani per la Pace – Comunità Sant’Egidio

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Eva Mozes Kor: la forza del perdono

Non sono stati molti i sopravvissuti agli esperimenti del temuto medico Josef Mengele. Tra questi però le due sorelle gemelle Eva e Miriam. Eva, l’ultima “gemella di Auschwitz” è morta in questo mese di luglio, giovedì 4, in un albergo di Cracovia, proprio vicino al campo dove aveva vissuto quelle terribile esperienza e dove si recava ogni anno con un gruppo di giovani per condividere la sua testimonianza e proponendo la via del perdono come unica via per raggiungere la vera libertà. Lo aveva scritto nel suo libro: “Ad Auschwitz ho imparato il perdono. Una storia di liberazione” e in quello per bambini “Surviving the Angel of Death”. Conosciuto in Italia è anche il documentario sulla sua storia dal titolo “La donna che ha perdonato i nazisti”. Proponiamo alcuni suoi scritti e pensieri:

«Io e mia sorella gemella Miriam siamo nate nel 1934 in Transilvania, Romania. Nel 1944 io e la mia intera famiglia siamo stati deportati nel campo di concentramento di Auschwitz. Appena arrivati non potevamo fare a meno di notare quanto la gente fosse spaventata e disperata. In molti piangevano, urlavano e le guardie del campo erano accompagnate da alcuni cani che ci ringhiavano contro. Siamo stati costretti a metterci in fila e siamo stati esaminati. Mio padre e le mie sorelle più grandi erano stati già portati via. Io e mia sorella eravamo aggrappate a nostra madre. Ad un certo punto una guardia si è avvicinata a noi e ha chiesto a nostra madre se io e mia sorella fossimo gemelle e lei ha risposto di sì. All’improvviso è arrivato un altro nazista che ha spinto via mia madre. Ho ancora vivo il ricordo di come piangesse e si divincolasse affinché non ci portassero via. Quella fu l’ultima volta che ho visto mia madre.

…Conosco l’odio. So bene che sapore ha, in tutte le sue sfumature. So come si diffonde nello stomaco e, poco per volta, condiziona anche il modo di pensare.

…Non sapremo mai cosa ci hanno iniettato all’interno dei nostri corpi ed è proprio per queste iniezioni che mia sorella Miram è morta, il 6 giugno del 1993.

…ogni volta che, per un motivo o per l’altro, i fantasmi del passato riemergevano, io mi sentivo crollare. L’odio c’era ancora. Intatto, logorante, con tutta la sua forza distruttiva,
perché la più grande vittima dell’odio è chi lo cova dentro di sé. …

Con il perdono si sprigiona l’unica energia di cui disponiamo veramente. E perdonare chi voleva uccidervi – scindendo l’ultimo legame che unisce la vittima al carnefice e riprendendo le redini della propria vita – procura un’incredibile energia, un immenso senso di potenza. Nessuna vendetta potrebbe fare altrettanto, nessuna pena detentiva potrebbe eliminare il dolore e la perenne sensazione di sentirsi indifesi. Solo il perdono libera davvero dalle sofferenze del passato».