Natale nel Campo di Auschwitz

Cinque furono le festivita’ natalizie celebrate dietro il filo spinato del Campo di concentramento e centro di sterminio nazista tedesco di Auschwitz – Birkenau. Furono tutte segnate da eventi tragici che saranno ricordati per sempre da tutti coloro che hanno vissuto l’inferno del Campo. Oggi, i ricordi di quelle vigilie di Natale, raccolte dopo la guerra, si trovano negli archivi del Museo Statale di Auschwitz-Birkenau. Rivelano la tragedia vissuta dai prigionieri e l’immensa crudeltà dei nazisti…

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Nel novembre del 1943 Arthur Liebehenschel divenne il nuovo comandante del Campo. Le condizioni per i prigionieri migliorarono. Nel Natale del 1943, non furono ripetuti i “regali” bestiali degli anni precedenti. Molti prigionieri ebbero la possibilità di ricevere  pacchi dalle famiglie che condivisero con gli altri prigionieri anche ebrei. In diversi  blocchi, i prigionieri organizzarono una cena della vigilia di Natale.

L’atmosfera dell’ultima vigilia di Natale nel Campo del 1944 fu completamente diversa. La fine del Terzo Reich era vicina. A mezzanotte il prigioniero sacerdote Wladyslaw Grohs de Rosenburg, con la tacita approvazione del capo blocco, celebrò la Messa di Mezzanotte. Le donne del Campo di Birkenau prepararono la vigilia di Natale per i bambini dell’ospedale. Con del materiale fornito da un prigioniero, cucirono circa 200 giocattoli. Due pezzettini di zucchero o caramelle furono attaccati a ciascun giocattolo. In ogni regalo venne scritto il nome e il cognome del bambino. La vigilia di Natale furono consegnati da un prigioniero vestito da Babbo Natale. Nel Natale 1944, Leokadia Szymańska, che era impiegata presso l’ospedale del Campo, cucì  un piccolo albero di Natale dove furono poste delle piccole bandierine e l’aquila polacca. L’albero oggi si trova nelle Collezioni del Museo Statale di Auschwitz.

Il 27 gennaio 1945, i prigionieri ricevettero la libertà per cui avevano pregato durante ciascuna delle cinque vigilie di Natale.

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Fonte: auschwitz.org    dal blog Guida Auschwitz

Il Pane

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Quanti ricordi! I primi passi in Polonia, nel 1995, il nostro andare spesso al Museo di Auschwitz e alla cella di Massimiliano Kolbe per pregare. Ci piaceva anche osservare i vari gruppi di turisti che scendevano dai pullman nel parcheggio antistante il Campo. Un giorno, notammo un gruppo di giovani italiani: gli animatori distribuivano ai ragazzi varie scatolette di carne, bibite e cose di vario genere. Pensammo al loro lungo viaggio, al fatto che non conoscevano la lingua polacca e… che non sapevano dove e come comprare il pane! Decidemmo così di comprare noi alcune pagnotte per tutto il gruppo, un regalo. Difficile descrivere la gioia dei ragazzi.
Succedeva anche spesso che dei poveri bussassero alla nostra porta. Ci aspettavamo di sentirci chiedere una piccola offerta, chiedevano invece sempre del pane, nient’altro: erano bambini, uomini, donne. Ci piangeva il cuore mentre davamo loro tutto il pane che avevamo in casa.

Sappiamo che più volte padre Kolbe diede la sua razione di pane a qualche prigioniero affamato e riuscì alcune volte a celebrare la Messa di nascosto. Prendeva il suo pane (che doveva servire per l’intera giornata di lavoro) e lo riduceva in tanti pezzettini, affinché molti potessero fare la comunione. Non volle mai ricevere nulla in cambio, racconta un testimone, Aleksander Dziuba. Nella cella del martirio, nudo, con la sola forza della preghiera e dell’amore, divenne lui stesso pane e viatico per i nove compagni, per tutti gli altri prigionieri, per le stesse SS, ripetendo in silenzio: «Prendete e mangiatene tutti, questo è il mio corpo, offerto in sacrificio per voi!».

In Polonia, alla cena della vigilia di Natale, è tradizione scambiarsi gli auguri spezzando e condividendo l’opłatek. E’ un’ostia speciale, rettangolare, che porta impressa l’immagine del presepe. E’ il momento più importante di tutta la cena.

Il pane è simbolo di incontro, di dialogo, di amicizia, di amore, racchiude più di mille parole. Betlemme significa Casa del Pane. E a Natale Dio ci dona proprio il Pane, la sua Parola: Gesù, il “regalo” più grande.

Le Missionarie di Harmęże, Polonia

La cella dell’amore è sempre aperta

La cartolina di Natale

La testimonianza di Helena Dunicz Niwińska*, violinista a Birkenau.

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«Tra i miei “souvenir” di Birkenau ci sono anche due cartoline di auguri molto belle che, su richiesta di Zosia, la “piccola” Hélène aveva realizzato volentieri per me. La prima cartolina fu eseguita in occasione delle feste del Natale del 1943, quando mi trovavo all’ospedale. La seconda per la Pasqua del 1944. Quei piccoli gesti nel campo avevano un grande significato, testimoniavano che c’era qualcuno che aveva bisogno di recare gioia a qualcun altro. Non erano soltanto le persone che mi facevano dono di quei regalini ma anche quelle che – pregate di realizzarli – lo facevano volentieri. Sebbene la “piccola” Hélène fosse ebrea, non costituiva per lei nessun problema disegnare delle cartoline in occasione delle feste cristiane festeggiate dalle polacche».

(tratto dal libro Una violinista a Birkenau, di Helena Dunicz Niwińska, Museo Statale di Auschwitz-Birkenau, 2015, p. 114)

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* Helena Dunicz Niwińska nasce nel 1915 a Vienna. Fino al 1943 abita coi genitori e coi fratelli a Leopoli. All’età di dieci anni inizia lo studio del violino nel Conservatorio. Giunge ad Auschwitz nell’ottobre del 1943 insieme alla madre. A Birkenau – in quanto violinista – diventa un membro dell’orchestra femminile fino al gennaio del 1945. Evacuata verso i campi di Ravensbrück e di Neustadt-Glewe, viene liberata nel maggio del 1945. Incontra papa Francesco, in visita ad Auschwitz, nel luglio 2016.

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Notte di Natale

La “Notte di Natale” un dipinto del pittore Wladyslaw Siwek –  prigioniero n.5826 del campo di Auschwitz

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Natale. Guardo il presepe scolpito,
dove sono i pastori appena giunti
alla povera stalla di Betlemme.
Anche i Re Magi nelle lunghe vesti
salutano il potente Re del mondo.
Pace nella finzione e nel silenzio
delle figure di legno: ecco i vecchi
del villaggio e la stella che risplende,
e l’asinello di colore azzurro.
Pace nel cuore di Cristo in eterno;
ma non v’è pace nel cuore dell’uomo.
Anche con Cristo e sono venti secoli
il fratello si scaglia sul fratello.
Ma c’è chi ascolta il pianto del bambino
che morirà poi in croce fra due ladri?

Salvatore Quasimodo

DA TUTTI NOI “PELLEGRINI AD AUSCHWITZ”

UN AUGURIO SINCERO DI PACE E DI AMORE,

BUON NATALE!

 

 

Vigilia di Natale: pane spezzato e desiderio di pace

Dalla Polonia la missionaria Lucia Z. ci invia il suo saluto.

Sono contenta di vivere questa vigilia di Natale in questa terra di grandi santi, sì, è una vigilia particolare, intensa, è una vigilia polacca. Mentre cammino in questo campo di Auschwitz, mi chiedo come avranno vissuto gli “abitanti di questa città”. Avranno avuto qualche momento diverso? Qualcosa in più da mangiare, o forse un pó di riposo in più? Tra i tanti quadri del prigioniero Marian Kolodziej, ce n’è uno che ricorda proprio la vigilia. Per i polacchi la vigilia di Natale è sacra, il richiamo è forte e non si può dimenticare… IMG-20151223-WA0007_resizedMarian fà memoria di quella prima vigilia ad Auschwitz e disegna – con mano ferma e tratto deciso – come lui e i suoi amici spezzavano a vicenda quel pezzetto di pane duro… pensando, tra le lacrime, alla casa, alla libertà, alla pace. Sì, la pace, quella pace che Gesù ci ha portato con amore e tanta tenerezza e che vuole regalare al mondo e a ciascuno di noi.      (il disegno è parte della mostra     “I Labirinti di Marian Kolodziej” ospitata presso il complesso francescano in Polonia)

In Polonia oggi una magica atmosfera avvolge ogni cosa. Quando nel cielo apparirà la prima stella ogni famiglia si riunirà a tavola ma sempre resterà un posto per l’ “inatteso” ospite.  Nel silenzio della notte un canto aprirà alla preghiera e nel segno di un’ostia, di un pane spezzato e condiviso, come tradizione, ci scambieremo lacrime e auguri, sorrisi e richieste di perdono. É la notte di Natale, il nostro Dio ancora non è stanco di noi, ancora una volta desidera nascere, Maria ce lo dona.

Carissimo/a, questo messaggio di pace e di fraternità giunga dalla terra di Polonia fino a te col suo calore, con la sua bellezza, e attraverso te possa raggiungere ogni uomo e ogni donna, ogni giovane, ogni bambino, ogni persona sola o ammalata. Auguri.

                                                 Buon Natale!

                                          Lucia, Paola, Ercolina