
https://www.kolbemission.org/it/san-massimiliano-kolbe/la-cella-dell-amore/
Noi che siamo stati un giorno, una o più volte, di fatto o con il desiderio, pellegrini ad Auschwitz, ci ritroviamo insieme oggi presso la cella dell’amore, il santuario di Massimiliano Kolbe. In silenzio, a piedi nudi, disarmati, ammirati. Allora è possibile un mondo diverso, una logica diversa, è possibile credere in una umanità diversa. Anche oggi, mentre stiamo combattendo un’altra guerra, al primo posto vogliamo mettere sempre la difesa della vita e della dignità di ogni uomo.
«Dove è odio, fa ch’io porti amore,
dove è offesa, ch’io porti il perdono,
dove è discordia, ch’io porti la fede,
dove è la disperazione, ch’io porti la speranza.
Dove è tristezza, ch’io porti la gioia,
dove sono le tenebre, ch’io porti la luce. (san francesco)
Affida a san Massimiliano Kolbe le tue intenzioni:
Le missionarie in Polonia, ad Harmęże, ricorderanno tutti i giorni la tua preghiera e il 14 di ogni mese, memoria del martirio di Kolbe (14 agosto 1941), la porteranno alla cella del blocco 11 nel campo di Auschwitz.
«Il pomeriggio del 2 agosto 1942 due agenti della Gestapo bussarono al portone del Carmelo di Echt per prelevare suor Stein insieme alla sorella Rosa. Destinazione: il campo di smistamento di Westerbork, nel nord dell’Olanda. Edith non volle che fosse fatto nulla per salvarla. Nel lasciare il monastero aveva preso la sorella per mano, dicendo soltanto: “Vieni, andiamo, per il nostro popolo”.
Un commerciante ebreo di Colonia, riuscito a fuggire, ricorda: “Suor Benedetta andava fra le donne come un angelo consolatore, calmando le une, incoraggiando le altre. Molte madri sembravano cadute in una sorta di prostrazione, prossima alla follia; rimanevano a gemere come inebetite, trascurando i figli. Suor Benedetta si occupò dei bimbi piccoli, li lavò, li pettinò, procurò loro il nutrimento e le cure indispensabili. Per tutto il tempo in cui stette al campo dispensò intorno un aiuto così caritatevole che, a ripensarci, sconvolge…”.
Da Westerbork, il 7 agosto viene trasferita nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau. Edith appare calma e tranquilla, con in mano il rosario, rifiuta di togliersi l’abito del Carmelo e porta su di esso la stella dei deportati di fede giudaica: “Qualunque cosa accada, sono pronta a tutto…”.
Il 9 agosto, con la sorella Rosa, varca la soglia della camera a gas. Non ha ancora compiuto 51 anni. Le sue ceneri saranno disperse al vento, come per Massimiliano Kolbe.
(tratto dal libro: Con la croce sul cuore, Edith Stein, di Maria Di Lorenzo)