Solo tre parole

Tre parole hanno accompagnato questo mio viaggio in terra polacca: ascolto,coraggio e offerta. Sono tre termini che esprimono azione, ma che hanno un denominatore comune: uscire da sé.  Ad Auschwitz, prima di tutto, si impara ad ascoltare con gli occhi, con le mani e con le orecchie… qui tutto parla di passato che si intreccia indissolubilmente con il presente, passato fatto di sofferenza, ma anche e soprattutto di risurrezione…
Per recarsi qui è necessario il coraggio di voler vedere la realtà, con tutte le sue contraddizioni e disarmonie, ma anche l’audacia di volerle superare con la forza della speranza. Da ultimo e, per me indispensabile come Volontaria dell’Immacolata Padre Kolbe, Auschwitz ci educa all’offerta di noi stessi, delle nostre abilità, così come delle nostre fragilità, quale dono agli altri, perché attraverso di noi, davvero, si possa concretizzare ancora la Risurrezione di Gesù. Maria è la nostra guida, sempre!

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Pace e gioia,
Antonella

Risonanze

La testimonianza di Antonella – aspirante Volontaria dell’Immacolata Padre Kolbe – al termine del suo percorso vocazionale e di alcuni pellegrini.

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“Ho deciso di prepararmi alla aggregazione regalandomi un pellegrinaggio in Polonia. Il primo approccio e’ stata la gioia, la gioia di essere in famiglia con le missionarie e sentire profondamente in loro il senso di amore verso il pellegrino e la sua accoglienza. E poi che dire di Auschwitz?

Mi vengono in mente solo le parole di san Massimiliano Kolbe: “Solo l’amore crea” perché qui veramente le ho capite…”. Antonella

Se vuoi puoi conoscere chi sono i Volontari dell’Immacolata Padre Kolbe.

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Ricordando questo giorno particolare per la MEMORIA, dobbiamo unirci in preghiera ancora di più. Ho visto il video, le testimonianze, e devo dire che sento tanta nostalgia di quei giorni passati insieme in Polonia. Se certe cose non vogliamo che accadano più,dobbiamo solo ricordare. Rossella

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Con il cuore e la mente sono in Polonia nei luoghi visitati con infinita tristezza: il Papa parla di misericordia, ma per chi ha subito non è umanamente facile: solo Dio può aiutare. Milena

 

 

Il rumore del silenzio

420 ragazzi delle scuole medie e superiori hanno partecipato a marzo di quest’anno all’iniziativa “In Treno per la Memoria” organizzata da Cgil, Cisl e Uil Lombardia e sotto l’alto patronato della Presidenza della Repubblica, insieme a Guccini e a S.E. Vescovo Zuffi.

Il viaggio di questi ragazzi non è finito tra i blocchi di Auschwitz e le baracche di Birkenau. La meta è il viaggio stesso… Saliti, scesi e risaliti sul treno del tempo. E a bordo ogni volta con un carico sempre più pesante, dolore o anestesia dei sentimenti che sia…  L’eco di un sentimento quasi colpevole è il rumore del loro silenzio: dopo aver respirato l’aria di fango e pioggerellina, entrando e uscendo da non luoghi in cui i capelli di migliaia di donne sono stati trasformati in stoffa, le ossa di migliaia e migliaia di uomini e bambini in sapone. Milano, Monza, i paesi della Brianza: come sarà rivedere casa dopo aver trascinato le sneakers nella poltiglia di freddo, che anche a metà marzo ti morde la pelle e non perdona. 

Sono partiti tra le parole e ritornano senza. Ma hanno poco tempo per non dire, per rimanere con se stessi. Perché il vero bagaglio che portano con sé si chiama “testimonianza”, possibile ora perché legato alla “consapevolezza” che prima era un’idea, ora è realtà…

Nel viaggio ad Auschwitz del 10-14 Marzo 2016 compiuto da alcuni ragazzi, è stata chiesta una parola per definire Auschwitz.
Alle parole espresse dai ragazzi, uniamo per ultima anche la nostra: Speranza, perchè Auschwitz è anche questo.
Speranza che fatti del genere non accadano più,
speranza che l’amore vinca sempre sull’odio,
speranza perchè oltre la morte ci attende la vita eterna.

tratto da: La Stampa – viaggio nella storia