Tre parole hanno accompagnato questo mio viaggio in terra polacca: ascolto,coraggio e offerta. Sono tre termini che esprimono azione, ma che hanno un denominatore comune: uscire da sé. Ad Auschwitz, prima di tutto, si impara ad ascoltare con gli occhi, con le mani e con le orecchie… qui tutto parla di passato che si intreccia indissolubilmente con il presente, passato fatto di sofferenza, ma anche e soprattutto di risurrezione…
Per recarsi qui è necessario il coraggio di voler vedere la realtà, con tutte le sue contraddizioni e disarmonie, ma anche l’audacia di volerle superare con la forza della speranza. Da ultimo e, per me indispensabile come Volontaria dell’Immacolata Padre Kolbe, Auschwitz ci educa all’offerta di noi stessi, delle nostre abilità, così come delle nostre fragilità, quale dono agli altri, perché attraverso di noi, davvero, si possa concretizzare ancora la Risurrezione di Gesù. Maria è la nostra guida, sempre!
Pace e gioia,
Antonella