Negli anni 80, Angela Esposito è stata testimone auricolare ad Assisi ad un convegno dei giovani a cui ha partecipato il padre di famiglia – Francesco Gajowniczek – salvato dal martire polacco.
Francesco ritornando a casa, a guerra finita, ha trovato la moglie, ma non i figli morti sotto il bombardamento. Si è disperato. Gli sembrava che lo scambio non avesse prodotti i frutti. Ha vissuto momenti dolorosi, bui, carichi di molta sofferenza e Francesco si teneva lontano dai frati.Poi è uscito dal tunnel (penso di poter dire così) quando ha maturato questa riflessione: alla domanda “perchè sono ritornato?”, ha dato questa risposta:
“Ho avuto salva la vita perchè devo raccontare quanto accaduto”
“Kolbe uscì dalle fila, rischiando di essere ucciso sull’istante, per chiedere al Lagerfhurer di sostituirmi. Non era immaginabile che la proposta fosse accettata, anzi molto più probabile che il prete fosse aggiunto ai dieci selezionati per morire insieme di fame e di sete. Invece no! Contro il regolamento, Kolbe mi salvò la vita”. Quel momento segnò la storia…
Quello che vado dicendo da quarant’anni è che io ho visto in faccia un uomo più forte della morte. I miei occhi si sono incontrati con i suoi. I suoi brillavano e io piangevo. Amico, bisogna provare per credere che lo stupore non è sufficiente a interpretare i fatti. Altra cosa certa: io sono vivo perché Padre Kolbe mi ha amato. Se non mi avesse amato, nemmeno Dio mi avrebbe scelto. Lei la chiama fortuna.Io ho capito, invece, che Qualcuno ha pensato a p. Kolbe, a me e alla mia famiglia…
Nessuna guerra ha insegnato a non fare la guerra. Maestri di pace sono coloro che preferiscono morire, piuttosto che far morire. Oggi come ieri”.
tratto da:http://www.vocazionefrancescana.org/2014/08/s-massimiliano-kolbe-un-uomo-per-un.html