Un viaggio che cambia la vita

L’odio non è forza creativa; solo l’amore crea! La testimonianza di Roberto Parmeggiani

13412888_10208462758463204_7974566065755782411_nUno dei viaggi più importanti della mia vita risale al 2003 quando ho partecipato a un pellegrinaggio in Polonia, nei campi di concentramento di Auschwitz e Birkenau.Ricordo come fosse ora l’entrata nel campo, il cancello, il muro delle fucilazioni, i mattoni delle case e l’ingresso nei bunker in cui i prigionieri venivano lasciati a morire.Il senso di oppressione e di smarrimento, l’incapacità di comprendere il perché e il come.Il dono più grande, poi, è stato quello di poter entrare e restare qualche momento in silenzio dentro la stanza nella quale morì padre Massimiliano Kolbe, un sacerdote cattolico che offrì la sua vita al posto di un altro prigioniero e che venne lasciato morire di stenti proprio in quella stanza.Una sorte toccata a molti altri, in altre centinaia di celle.Milioni di persone vittime dell’odio.Un’esperienza che, seppur dolorosa, dovremmo fare tutti. 

Entrare in quella stanza, 

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E fare dell’amore la nostra lotta.

Quella stanza, la stessa in cui il Papa si è fermato a pregare, viene chiamata Cella dell’Amore perché è stata testimone, in un contesto di odio, dolore e violenza di un grande atto di amore: libero, indipendente, generoso, creativo. Amare è possibile, sempre. Amare, forse, è l’unica nostra possibilità.

 

 

 

Auschwitz nell’arte

Antonello Morsillo è un pittore pugliese, definito “suridealista” perché le sue opere esprimono fervori sociali rappresentati all’interno di scenari onirici. Gli squarci, che caratterizzano le sue opere, ispirati alle “macchie” di Rorschach, “perforano” in profondità l’immagine suggellando la sua identità artistica. La sua urgenza è rivendicare importanti tematiche sociali perché ritiene che l’arte possa e debba far conoscere alcune significative realtà.

I Risvolti del pregiudizio. Attraverso la lacrima del popolo ebraico, si dipanano tutte le altre figure incasellate in triangoli marroni (zingari), neri (soggetti anti sociali e lesbiche), rossi (dissidenti politici), viola (testimoni di Geova), blu (immigrati), rosa (omosessuali), verdi (criminali comuni), rappresentati sotto forma di un trucco sbavato, un artificio come la loro classificazione. Le altre tele tratteggiano, evocano illustri personaggi del mondo dell’arte, della filosofia, della letteratura colti nel loro dramma esistenziale e artistico.

Senza dimenticare Edith SteinMassimiliano KolbeFelix NussbaumAnne FrankMario Finzi e Felice Schragenheim. Ognuno di loro è un volto, una testimonianza di quanto l’uomo possa arrivare nel più profondo dell’abisso fino a creare la catastrofe più grande che il ‘900 possa e debba ricordare. L’intento è di consentire, attraverso l’arte, di conoscere e ricordare le persone uccise per una assurda “soluzione finale”.