Vittime e sopravvissuti, testimoni di cose buone

Intervista alla missionaria Paola De Falco, accompagnatrice nei pellegrinaggi in terra polacca.

DSCN1312Chi è stato in Polonia, sicuramente ricorderà con grande simpatia Paola, la missionaria, che durante i vari spostamenti da una città all’altra, intratteneva i pellegrini rendendoli partecipi di aneddoti e racconti vari oltre che di traduzioni simultanee.

Cominciamo quindi con il chiederle di raccontarci qualche storia o qualche aneddoto particolare capitato ad Auschwitz.

Ricordo un episodio con una nostra guida, un signore polacco, distinto ed elegante, nostro amico; era un po` spiccio, asciutto di modi come capita talvolta a chi fa il suo mestiere da una vita intera e… in particolare, con noi italiani, sempre un po` pasticcioni e ritardatari come lui diceva… avevamo un gruppo di adolescenti col Parroco… tutti sui quindici anni (tranne il Parroco).

Visitando uno dei blocchi si possono vedere vari ritratti dei prigionieri appesi alle pareti… le famose fotografie dove il prigioniero era ripreso nella divisa a strisce, prima di fronte, poi di lato, poi ancora di lato col berretto in testa.Tutti rapati a zero, occhi tristi,visi ossuti… e sotto era indicata la data di arrivo ad Auschwitz e la data di morte. Usciamo dal blocco. Mentre la nostra guida riprende fiato per un attimo, uno dei nostri ragazzini gli si avvicina e gli chiede con incantevole innocenza: scusi, ma anche lei e` stato in campo di concentramento? Io? Dice lui… (che certo, pur avendo i capelli grigi, non può avere quella età, erano passati piu` di 60 anni da quegli avvenimenti) Ah.!. Continua convinto il ragazzo nella sua semplicità… perché sa, uno di quelli nelle foto mi era sembrato proprio lei…

Non vi dico la faccia della nostra guida… potete immaginarla a vostro piacimento.!! Beh, scherzi a parte, questo per dire che sui luoghi della Memoria la sensibilità e l`interesse dei visitatori è davvero varia… però Auschwitz desta interesse, dolore, stupore, riflessione, preghiera, odio ed amore a tutte le età, questo è sicuro.

Che differenza c’è tra la partecipazione dei giovani e quella degli adulti nel campo? Che tipo di reazioni hanno, sono simili o diverse fra loro?

In comune c`è lo stupore doloroso, la scoperta del male che può riuscire ad abitare le profondità dell`uomo. Il male cosi cattivo, infernale,al di la` di ogni spiegazione e` un mistero per tutti: chi siamo? Cosa potrei diventare se…? . E` difficile per giovani e adulti, credere che si possa arrivare a tanto… E questo in fondo è un bene, vuol dire che ci è stata data la grazia di rimanere in qualche modo lontani e ancora illesi da Auschwitz e dal suo mistero, così come erano rimaste illese (ma in esse la grazia e stata ancora più` grande) Anna Frank ed Etty Hillesum che scrivevano, entrambe, nei loro diari: “Nonostante tutto ciò che accade credo che gli uomini sono buoni…”.

Forse nei giovani c`è più ricerca esistenziale perchè hanno più futuro: ma io cosa avrei fatto in quella situazione? Qual`è il senso della nostra vita su questa terra? Manca l`esperienza diretta (per fortuna) ma c`e` molta sensibilità (dipende anche da come sono preparati alla visita). Negli anziani c`è più ricordo: molti ricordano la guerra, c`è chi ha avuto il padre in campo di concentramento, qualche famigliare… hanno ricordi personali e sofferenze personali che, se diverse dalla guerra, a volte non sono meno dolorose. A volte prevale una nota di pessimismo e di disincanto in alcuni ( forse perché hanno appunto i loro anni e il mondo di oggi non sembra loro tanto migliorato); molti, specie tra le persone che vengono con le parrocchie, trovano forza affidando a padre Kolbe e “ai santi dei campi” le loro intenzioni ed i problemi e vivendo la visita come un vero pellegrinaggio spirituale.

Lei ha conosciuto diversi prigionieri, se ricordo bene anche il famoso artista Marian Kołodziej, cosa l’ha colpita in ciascuno di loro?

Sì. Ho avuto la grazia di arrivare in Polonia quando diversi prigionieri erano ancora vivi e in particolare ho avuto la grazia di conoscere tre testimoni oculari che hanno partecipato alla famosa selezione nella quale padre Kolbe diede la vita per Gajowniczek. Amo ricordare Adam Jurkiewicz (sepolto nel nostro cimitero a Oświęcim), Michał Micherdzinski e Marian Kołodziej (le cui ceneri sono nell`urna posta nella sua stessa mostra “Labirinti” nei sotterranei della nostra chiesa parrocchiale). Ricordo anche Zofia Pochorecka, Elisa Springler… Cosa mi ha colpita in loro? Credo che fossero tra loro persone molto diverse pero` l`esperienza di Auschwitz li accomunava tutti in ciò che c`è di sostanziale: l`orrore e quindi il silenzio, il ricordo sfuggito, rimosso… poi il lento riaffiorare dei ricordi e, infine, l`accoglienza del dovere della testimonianza verso le nuove generazioni. Erano vittime ma erano sopravvissuti e avevano visto padre Kolbe, loro stessi erano testimoni anche di cose buone viste ad Auschwitz. Ogni loro parola mi ha donato tanto… ringrazio Dio di essere arrivata in tempo per conoscerli. Per me sono stati la testimonianza viva della forza vincente del bene e dell`amore sull’odio e sul male. Cerco di trasmettere più fedelmente possibile le loro testimonianze ai gruppi che accompagno nella visita ai campi e sento che loro sono con me mentre parlo…

Un pensiero su “Vittime e sopravvissuti, testimoni di cose buone

  1. Grazie Paola x la tua testimonianza, x i tanti anni vissuti in Polonia, vicino ai campi, nonostante le difficoltà legate alla lingua e al luogo. Grazie x la tua accoglienza e quella di tutta la comunità.

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