“In un tempo in cui, pur essendo nella società delle immagini, non sappiamo più guardare” suor Maria Gloria Riva, attraverso la sua passione per l’arte, ci porta a conoscere, Samuel Bak pittore – superstite dell’Olocausto – che attraverso i suoi quadri ricorda le ferite impresse a lui ed al suo popolo.
Era uno dei 70.000 ebrei della città di Vilnius. Sono tornati in duecento e lui undicenne è stato tra i più fortunati perchè è potuto tornare stringendo il braccio a sua madre, il tesoro più prezioso che gli fosse rimasto. Impressiona guardare alcuni dipinti di Samuel Bak. Uno, dal titolo Il cielo era il limite, racconta di orsacchiotti, gioco intramontabile per i bambini di ogni generazione, che giacciono inermi come anelanti al cielo. L’orizzonte è precluso da un alto muro di mattoni e il brandello di cielo che lascia intravvedere si riflette drammaticamente in una tela, posta su un cavalletto rudimentale. Quegli orsi di peluche sono la memoria dei bambini che non sono più. Essi suonano come denuncia e monito verso noi adulti che guardiamo…
da Avvenire: Occhi aperti sulle “Auschwitz” dei nostri giorni (testo integrale)