Birkenau è molto più grande, una distesa di baracche mezze bruciate, e in fondo i forni e il campo dove sono state sparse le ceneri di Edith. I contadini di Oswiecin – nome polacco del posto – oggi hanno grande rispetto della terra che arano e coltivano. Dio mio… Desidero tornare a contemplare, ascoltare il silenzio, pregare. Desidero condividere la tragedia dell’innocente, perché io non sono innocente e ho tanto bisogno di essere sradicato dal mio orgoglio e dal mio egocentrismo. Desidero tornare con i miei giovani confratelli, con i ragazzi. Ho sentito spesso di giovani che hanno cambiato vita, a partire dall’incontro con Auschwitz: forse a volte ho aspettative un po’ magiche dalle iniziative che proponiamo, ma più profondamente intuisco che dobbiamo proporci e proporre soltanto la conversione. Senza paura di apparire impopolari. La vita è una cosa meravigliosa, ed è anche una cosa seria. ‘Da oggi abbiamo una grande responsabilità’, mi ha detto Antonella.
Raccontare,Gaudete, all’omelia non mi veniva una immagine più significativa e autentica della gioia cristiana che quel cero acceso nella cella 18. I santi, abbandonati al Dio Bambino e Crocifisso al punto da dare la vita per amore, sono la vera gioia, in questo mondo che sarà sempre sfregiato dalla violenza, come il volto e il cuore di Maria, e che cercherà sempre volti e cuori disponibili a lasciarsi sfigurare per seminare speranza nei campi di morte degli altri.
P. Luca Garbinetto