Siamo risaliti, per varcare la soglia della camera a gas e del forno crematorio: Dio mio… Porta santa degli innocenti, ingannati da loro stessi… troppo assurdo quello che accadeva perché una persona potesse anche solo lontanamente crederci. Meglio morire inconsapevoli che devastati dalla previsione di tanta barbarie. E sì: la barbarie delle guardie, dei compagni Kapò vendutisi per un pezzo di pane nero; il sarcasmo della banda che suona sotto la frase micidiale: ‘Il lavoro rende liberi’. Dio mio… Sentivo sempre più sgorgare una sola soffusa preghiera, pensando che forse in Siria, in Iraq, in Africa, in tanti angoli del mondo ancora oggi accade qualcosa di simile: ‘Fa’ o Signore che conserviamo in noi almeno un briciolo di umanità. Fa’ che difendiamo strenuamente in noi una traccia di umanità’. Perché profondamente l’uomo non è questo!
Non ho provato sentimenti particolarmente intensi. Ho portato con me immagini e sfumature di grigio, il silenzio e quegli odori non più presenti, ma come congelati nell’aria. E sono giorni che le riporto a mente, come mi capita per la Terra Santa. Mi ritrovo di nuovo lì, pacatamente. E mi è sceso nel cuore un senso di infinita tristezza, come un manto grigio quanto le nuvole che a un certo punto hanno coperto il cielo. Tanta tristezza di fronte all’orrore, perché l’abbiamo compiuto noi! Chi l’ha fatto materialmente, chi ha taciuto, chi si è morbosamente invischiato in questa brutalità, chi è stato complice insospettato… e io, con la mia violenza e la mia intolleranza, sono partecipe di tanto male… Tanta tristezza, perché l’uomo non è più uomo quando cede all’egoismo e all’ideologia: anche oggi, soffro di tristezza e di impotenza davanti alle notizie quotidiane di guerra e di perversione dell’uomo… Dio mio… Tu sei lì! Tu sei qui! Impotente amante, unica traccia di umanità in noi, come diceva Etty!
…continua