Per le strade di Birkenau

I miei piedi camminano senza direzione, come tanti altri in tempo di guerra. I miei occhi cercano attentamente i segni della presenza di qualcosa di cui un giorno ho sentito parlare e che non ho mai visto… laghetti, piccole case con i loro fiori, immagini di una fede forte e mai saccheggiata. Uccelli in volo, vento che soffia, che spinge verso altri sguardi, al di là dei colori, dei suoni, delle immagini… lontani ma vicini, di una realtà tanto conosciuta ma che ancora necessita di essere approfondita, acquisita, fatta mia. I pensieri vagano dentro, i sentimenti si mescolano con le immagini che si trasformano in fotografie.

Un presupposto per trovare il sentiero che molti uomini e donne, assetati di libertà, hanno percorso con i loro piedi stanchi, maltrattati, umiliati… trasportando corpi umani, morti, senza vita, senza luce, opachi… tanti volti noti e tanti altri irriconoscibili… I miei piedi inseguono le strade verso il campo di concentramento di Birkenau, un luogo immenso, vuoto, che urla un silenzio che risuona e penetra nel più intimo delle mie viscere, nel più profondo del mio essere. Un grido distorto, che ancora non riesco a decifrare completamente, tante voci assieme, tante parole con molteplici significati, gesti di solidarietà ma anche di violenza, di ingiustizia, di morte e anche di vita e di risurrezione.

Toccando quel suolo, continuo ad andare, cercando di registrare tutti gli angoli incontrati e contemplati con la mia visione così limitata delle cose e delle situazioni. I miei occhi si meravigliano per lo spettacolo della natura, che nasce ogni giorno in quella medesima strada percorsa da piedi sconosciuti e allo stesso tempo così familiari. È autunno, gli alberi cominciano a perdere le foglie, quelle mezze rosse si mescolano con la terra calpestata e sofferta della Polonia.

Come tanti altri esseri umani, porto con me la mia storia… e una piccola sacca, con alcuni effetti personali. Anche i prigionieri di Auschwitz II portavano con sé le loro borse, grandi o piccole, riempite di oggetti che potevano essere utili per una nuova vita. Di fatto, essi non sapevano dove stavano andando: il treno corre sulla ferrovia, il fumo si confonde con le nuvole, nell’oscurità dei vagoni manca l’aria… occhi si incontrano riflettendo gli stessi sentimenti: paura, incertezze, angustie… Erano stati ingannati! I miei piedi raggiungono Birkenau, quella terra grigia e silenziosa in cui furono assassinati circa un milione di ebrei, 75 mila polacchi, 21 mila zingari, 15 mila prigionieri di guerra. Tutto ebbe inizio nel 1942.

Lourdes Crespan

4 pensieri su “Per le strade di Birkenau

  1. Grazie Lourdes per questa riflessione così personale, per aver lasciato liberi i tuoi pensieri, i tuoi sentimenti, le tue emozioni, e li hai tradotti in parole.

  2. ” I miei piedi inseguono le strade verso il campo di concentramento di Birkenau, un luogo immenso, vuoto, che urla un silenzio che risuona e penetra nel più intimo delle mie viscere, nel più profondo del mio essere. Un grido distorto, che ancora non riesco a decifrare completamente, tante voci assieme, tante parole con molteplici significati, gesti di solidarietà ma anche di violenza, di ingiustizia, di morte e anche di vita e di risurrezione”. Sì…un silenzio che urla e che spezza il cuore. Tante voci, lontane…pianto di bambini, sopraffatto dal fischio assordante di un treno….Grazie Lourdes per aver reso così bene emozioni e sentimenti che ci accomunano e avermi dato il coraggio di dire, anche se solo un po’, i miei. Ogni mio passo su quella terra è stato idealmente la mia mano tesa per ogni persona passata di là, mano che non si può ritrarre per quanti passano oggi sulla nostra terra!
    Pasqualina

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