Cosa le trasmette e/o le ha trasmesso il tornare ed il sostare nel campo di Auschwitz in preghiera o come accompagnatrice dei pellegrinaggi?
Mi trasmette il non fermarmi soltanto agli avvenimenti storici accaduti in questi luoghi, bensì fare memoria della vita di tante persone che li hanno vissuto, lottato, creduto, sperato, che sono morte indegnamente. Fare memoria del mistero dell’amore più grande consumato da Gesù sulla croce e attualizzato in questi luoghi dell’olocausto. Un sentimento di gratitudine al buon Dio mi pervade mentre sono in cammino dentro i campi, perché la sua risurrezione fa splendere questi luoghi di una grande luce, di una novità di vita e di speranza, perché l’amore è più forte della morte, dell’odio, della violenza… E vedendo persone da tanti luoghi del mondo, da tante nazioni che nel silenzio camminano su quei viali non posso non pregare e chiedere al Signore il dono della pace per tutti i popoli della terra, perché si avveri al più presto il suo “sogno” di fraternità, di unità. Da questo assurdo di Auschwitz può rinascere un mondo nuovo…
Secondo lei non si corre il rischio che il tornare più volte e spesso al campo possa divenire un’abitudine, oppure c’è dell’altro?
Non ci si può fare mai l’abitudine visitando questi luoghi. Non ci si può mai sentire come prima dopo essere stati lì. Non si può dire non ritornerò mai in quel luogo. Ci ritorno spesso perché mi aiutano il silenzio, la preghiera a rinnovare il percorso di un cammino interiore segnato dalla lotta tra il bene e il male,tra la forza dell’amore e i miei egoismi, tra la libertà e le mie prigionie…
Si, ci ritorno sempre con la consapevolezza che li c’è Dio, nella cenere calpestata nella terra, nella cenere di ogni figlio di Dio che giace là…
In mezzo al bosco c’è un albero completamente bruciato nel suo tronco, però ogni anno rinasce con rami e foglie nuove e piene di vita, le sue radici sono profonde… E lì a dirmi, che anche se il corpo può essere distrutto, la vita continua sempre, perché quando si è ancorati e radicati in Dio, la vita continua a fiorire…
San Massimiliano mi ha insegnato questo: è morto ad Auschwitz, il suo corpo cremato, le sue ceneri sparse al vento, però la sua testimonianza, il suo ideale, il fuoco dell’amore che ardeva nel suo cuore sono vivi più che mai… Si, l’amore di Dio, la tenerezza di Maria e la fraternità verso tutti rendono sempre bella e buona la nostra vita!
M.C. missionaria in Polonia