Dal libro Massimiliano Kolbe – Il Santo di Auschwitz, di Patricia Treece:
Sebbene, come tutti i prigionieri, indossasse abiti sporchi e strappati, con una scodella che pendeva da una parte e,come tutti, apparisse come uno scheletro consumato e degradato, in lui, in qualche modo, tutto questo veniva cancellato dal fascino del suo comportamento spirituale e dalla santità che irradiava dalla sua persona…
Mi piaceva guardarlo nei suoi occhi così belli e infossati, che avevano tanto calore e tanta dolcezza. A quel tempo P. Massimiliano aveva ancora i lividi delle bastonate, ma non si lamentava mai.
Fu lui che mi aiutò a penetrare nel senso della sofferenza…
P. Zygmund Ruszczak, sacerdote internato ad Auschwitz