«E vidi un angelo, forte, scendere dal cielo, avvolto in una nube; l’arcobaleno era sul suo capo, la sua faccia era come il sole, le sue gambe come colonne di fuoco, […]. Pose il piede destro sul mare, e il sinistro sulla terra, e […] tenendosi ritto sul mare e sulla terra, alzò la mano […] al cielo, e giurò nel nome del vivente per i secoli dei secoli […] dicendo: “Non vi sarà più altro tempo! Nei giorni del suono del settimo angelo si compirà il mistero di Dio, […]”» di Olivier Messiaen
Le musiche nate in questi luoghi, siano esse marcette per accompagnare i condannati a morte o capolavori della musica contemporanea (come le composizioni di Ullmann o il Quatuor pour la fin du Temps di Olivier Messiaen, scritto durante la prigionia nel lager di Görlitz) hanno scandito l’esperienza quotidiana dei prigionieri e ci spiegano la realtà meglio di qualsiasi pagina di un libro di storia.
La vita culturale a Terezín fu sempre oggetto di vivo dibattito tra gli artisti: a partire dal 1942 alcuni invitarono i loro colleghi a produrre opere i cui contenuti lasciassero intendere le reali condizioni di vita dei prigionieri e incarnassero i loro sentimenti di ribellione e protesta.
Il compositoreViktor Ullman, infatti, non si accontentò di scrivere un’opera ad uso e consumo dei prigionieri e delle SS.Der Kaiser von Atlantis oder Die Tod-Verweigerung L’imperatore di iAtlantide ovvero Il rifiuto della morte) è un’opera lirica, composta nel 1943 su libretto di Peter Kien. La trama ha un forte richiamo allegorico. L’Imperatore Overall governa l’Impero corrotto di Atlantide. Ordina alla Morte di guidare l’esercito in una guerra per la propria glorificazione. La Morte si rifiuta, entra in sciopero ed evita la morte dei soldati: ne deriva il caos. L’imperatore capisce di aver commesso un errore e per far tornare la Morte a fare il suo compito ne diventa lui stesso la prima vittima. La connotazione politica dell’opera è evidente e i riferimenti allegorici, anche musicali, non mancano: il più eclatante è una versione dell’inno nazista Deutchland, Deutchland uber alles riproposto in forma di variazione in tonalità minore.
Prima della partenza per Auschwitz, Ullman affidò i suoi manoscritti all’amico e compagno di cella Dott. Emil Utitz, bibliotecario presso il campo che, scampato alla prigionia, consegnò lo spartito al Dott. H. G. Adler. La partitura, ritenuta perduta per decenni, venne ritrovata nel 1971 dal direttore d’orchestra Kerry Woodward a Londra. Si trattava di una copia con modifiche e cancellazioni apportate nel corso delle prove del 1944. In vista della prima rappresentazione mondiale del Kaiser (1975), Woorward introdusse numerosi cambiamenti e soltanto nel 1981 andò in scena una versione più fedele al manoscritto, nel quale compariva un ensemble da camera formato dagli unici strumenti disponibili a Terezín (tra cui banjo, harmonium, sassofono contralto e clavicembalo). Negli anni Novanta venne fatta un’ulteriore ricostruzione filologica della partitura grazie alla collaborazione di alcuni dei musicisti sopravvissuti: il basso Karel Berman, il violinista Herbert Thomas Mandl e Paul Kling, primo violino alle prove di Terezín.
Tratto da: https://terezinarte.wordpress.com/2014/12/15/der-kaiser-von-atlantis/