“Nedo Fiano sopravvive. Non solo perché conosce il tedesco, ma perché, nonostante le atrocità e le sofferenze, è capace di aggrapparsi alla vita con tutte le sue forze e mantenere accesa la luce della speranza”.
Il tempo si è fermato ad Auschwitz. Dopo una vita quel “non-luogo” è duro, arcigno, severo come allora. Sono lì in visita. Io sono cambiato, lui no… Mancano gli Häftlinge, le SS, i cani…
Avverto la severità e il silenzio di un grande cimitero; la gola mi si secca, gli occhi si inumidiscono, la mente va lontano e ricostruisce quello che il tempo e gli uomini hanno distrutto. Penso al tempo andato e al timore per i molti fantasmi che ancora si muovono nel nostro tempo.
Stento ad andarmene, ho ancora uno strano sentire da prigioniero che non sa, che non può lasciare quel luogo di dolore. Molti sono i pensieri che si affollano, si accalcano nella mia mente: i miei cari, gli amici, me stesso.
Non riesco a piangere. Ma è esistito davvero il mio lieto fine?
(Tratto dal libro autobiografico A5405 Il coraggio di vivere)