Quante persone la notte non dormono e attendono che arrivi l’aurora. Si attende con trepidazione l’arrivo di una persona cara. Una mamma attende con gioia per nove mesi il suo bambino. La vita stessa è, in fondo, per il suo continuo evolversi, un’attesa.
“Il tempo fugge, l’eternità attende”: questa massima è stata scritta su un muro laterale della Chiesa di Wadowice, per cui il giovane Karol Wojtyła poteva leggerla ogni giorno affacciandosi dalla sua finestra di casa. Non sono pochi gli anziani che, con serenità, attendono quel giorno. «Quando il Signore vuole – ci diceva una vecchietta – sono pronta! I miei figli li ho cresciuti bene, non ho altro da desiderare».
Abitando a pochi chilometri da Auschwitz, ci viene spontaneo riandare con la memoria presso la cella della fame, dove Kolbe e gli altri erano rinchiusi. Anche loro avranno vissuto una loro attesa, del tutto particolare. Si saranno proiettati verso il futuro dicendosi che forse il fuggitivo sarebbe stato ritrovato e che quindi sarebbero usciti da lì. Massimiliano li confortava, li invitava ad attendere nella preghiera e, intanto, affioravano tanti ricordi nel suo cuore. Ripensava a sua madre, a quel momento della sua infanzia: «Raimondo, cosa verrà fuori da te?». Agli anni del seminario: «Non so se potrai essere sacerdote – gli aveva detto il rettore – la tua salute è troppo fragile». Quante attese nella sua vita. Fino all’attesa decisiva. Aspettava anche lui che fosse ritrovato il fuggitivo? Forse, in qualche momento, ma senza troppe illusioni. Attendeva allora la fine? Non poteva essere la morte l’attesa di Kolbe perché, come ebbe a dire Giovanni Paolo II, «Kolbe non morì, ma diede la vita!». Lo trovarono seduto, appoggiato alla parete e col viso luminoso, secondo le parole dei testimoni. Una volta ai suoi frati Massimiliano aveva scritto: «Cari figli, nelle difficoltà, nelle tenebre, nelle debolezze, negli scoraggiamenti ricordiamoci che il Paradiso si sta avvicinando! Ogni giorno che passa è un intero giorno in meno di attesa. Coraggio dunque!».
Il Cielo è il desiderio dei santi, l’attesa dei santi! E la vera attesa non è mai passiva, non ci allontana dalla terra, come ci mostra lo stesso Kolbe che è stato un uomo davvero attivo e intraprendente. La sua vita donata per amore è la più bella spiegazione di come si attende il Paradiso!
Le Missionarie di Harmęże, Polonia