Un vescovo contro Hitler

Se comprendere è impossibile, conoscere è necessario”. Primo Levi

Emanuele Properzi ti insegna come si pubblicizza un libro

La proposta di questo mese è: “Un vescovo contro Hitler” di Stefania Falasca (Ed. S.Paolo) che racconta la vita del Leone di Münster, il Vescovo Clemens August von Galen.

 

 

RecensioneC.A.von Galen nacque nel castello familiare di Dinklage presso Münster il 16 marzo 1878. Undicesimo di tredici figli, crebbe in una famiglia devotamente cattolica. Nel 1890 iniziò a frequentare il liceo dei Gesuiti a Feldkirch (Svizzera) e dopo la maturità entrò nel seminario di Münster, dove venne ordinato sacerdote il 28 maggio 1904. Nel 1925 conobbe Eugenio Pacelli – nunzio apostolico in Germania – con cui strinse un’amicizia che durò tutta la vita. Il 5 settembre 1933 von Galen fu nominato vescovo di Münster e si distinse per la sua opposizione alla teoria e alla prassi del regime nazionalsocialista. Egli denunciò le sistematiche violazioni del Reichskonkordat e la soppressione della stampa e delle associazioni cattoliche e protestò contro l’arruolamento degli studenti di teologia nelle SA (Sturmabteilung) di Ernst Rohm. Il 31 gennaio 1934 Pacelli inviò a Hitler un’ennesima Nota di protesta, che condannava l’opera del filosofo Rosenberg il quale, chiamato da Hitler alla direzione ideologica e spirituale del nazismo, aveva pubblicato il libro “Il Mito del XX secolo”. Anche von Galen contestò questa pubblicazione in una delle sue lettere pastorali del 19 marzo 1935. Questo gli procurò un violento attacco pubblico di Rosenberg e le attenzioni della Gestapo. Nel gennaio del 1937 partecipò ai lavori preparatori dell’enciclica “Mit brennender Sorge” (Con viva preoccupazione), che fu emanata il seguente 14 marzo e diffusa in tutta la Germania, nonostante il divieto del ministero del Reich. Il 2 marzo 1939 Eugenio Pacelli venne eletto al soglio pontificio, prendendo il nome di Pio XII. Von Galen, dopo essersi consultato con il Papa, pronunciò tre omelie dichiaratamente antinaziste: il 13 e il 20 luglio contro l’occupazione e la confisca di conventi e monasteri e l’espulsione violenta dei religiosi, che cessarono poi per ordine di Hitler il 30 luglio; il 3 agosto contro il programma segreto Aktion T4 per l’eliminazione di disabili psichici e fisici. L’8 giugno 1943 il New York Times dedicò un articolo a von Galen, definendolo “l’oppositore più ostinato del programma nazionalsocialista anticristiano”. Non solo: alla resa della Germania von Galen difese anche il suo popolo accusato di silenziosa accettazione della politica di Hitler e promosse una ricostruzione politica, sociale e spirituale della patria tedesca. Elevato al rango di cardinale il 21 febbraio 1946 da Papa Pio XII i giornali si riferirono alla sua persona chiamandolo “il Leone di Münster”.Morì il 22 marzo del 1946 per una peritonite. Papa Giovanni Paolo II lo dichiarò venerabile il 20 dicembre 2003, mentre il 9 ottobre 2005 Papa Benedetto XVI lo dichiarò Beato.

Dal libro:

– “Il cardinale von Galen ha resistito ad Hitler in maniera esemplare. Diceva:Foto Cover di Un vescovo contro Hitler. Von Galen, Pio XII e la resistenza al nazismo, Libro di Stefania Falasca, edito da San Paolo Edizioni «Lascia che batta, non ho paura. Io sono l’incudine, Hitler è il martello: si spacca prima il martello; non ho paura!»…Certo è che quando fu nominato vescovo di Münster il 5 settembre 1933, gli elmetti d’acciaio e le croci uncinate presenti alla cerimonia del suo insediamento non immaginavano ancora quanto filo da torcere questo presule d’imponente statura, di nobili origini e di radicati sentimenti patriottici avrebbe dato loro…” (pg. 29 – 30)

– “Dalla lettera pastorale del 28 ottobre 1933: «…Io so che devo dare istruzioni e ammonirvi ogni volta che ne abbiate bisogno, non soltanto per la vostra salvezza, ma anche per salvare la mia anima…Ma io mi rendo anche conto che questo richiede da me un anelito continuo di conoscenza, non soltanto dei principi della morale cristiana, ma anche delle situazioni contemporanee, delle correnti e dei pericoli contemporanei.»…” (pg. 32)

– “Il 9 settembre 1933 in occasione della commemorazione di S. Victor, soldato romano morto martire, von Galen tenne questo discorso: «…Come può la Chiesa venerare come santo il soldato Victor, un uomo il quale fu giustiziato per violazione del giuramento di fedeltà alla bandiera, per disubbidienza verso l’imperatore?…Il cristianesimo chiede ubbidienza, a Dio, ma anche ubbidienza agli uomini..Ma nel momento in cui l’autorità umana si pone chiaramente in conflitto con la volontà di Dio, distrugge la propria dignità, sta abusando del proprio potere…un’ubbidienza che asserva le anime è la più rozza schiavitù…è un attacco a Dio stesso.»…” (pg. 34 – 35)

– “In una lettera del 30 aprile 1943 Pio XII spiega la sua posizione: «Noi lasciamo ai pastori che operano sul posto la cura di valutare se e fino a che punto c’è il pericolo di rappresaglie e di pressioni, così come altre circostanze dovute alla durata e alla psicologia della guerra consiglino di usare riserbo, malgrado le ragioni di intervento…» Egli considerava che un suo intervento in tempo di guerra sarebbe potuto essere interpretato come una presa di posizione contro la Germania, con conseguenze negative per la Chiesa, già duramente perseguitata, e per il popolo tedesco…” (pg. 127- 128)

– “Dalla predica di von Galen del 3 agosto 1941: «Uomini e donne tedeschi!…Secondo informazioni a me giunte recentemente un gran numero di malati dovrà essere trasferito, come cosiddetti ‘connazionali improduttivi’ nel manicomio di Eichberg per essere poi subito premeditatamente uccisi. Perchè? Non perchè siano colpevoli di un crimine che meriti la morte, ma perchè secondo il giudizio di un ufficio, secondo il parere di una qualunque commissione son divenuti ‘indegni di vivere’…Hai tu, ho io il diritto alla vita soltanto finchè noi siamo produttivi, finchè siamo ritenuti produttivi da altri? Se si ammette questo principio, ora applicato, se si possono eliminare con la violenza esseri improduttivi, allora guai ai nostri bravi soldati, che tornano in patria gravemente mutilati, invalidi!…Guai agli uomini, guai al nostro popolo tedesco, se il sacro comandamento divino: ‘Non uccidere’ che Iddio ha impresso nella coscienza degli uomini, non soltanto sia trasgredito, ma se tale trasgressione sia perfino tollerata e impunemente messa in pratica»…” (pg.213-214)

 

 

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