NOSTALGIA

Una riflessione delle missionarie che vivono a pochi passi dai campi di concentramento nella terra di Polonia, pagine di diario della loro vita scritte e condivise, in particolare con noi “pellegrini ad Auschwitz”.

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Più passano gli anni più il vissuto fa sì che le esperienze aumentino, è come se dal tino della vita il fermento dell’uva provocasse un profumo nuovo, mai annusato. Adesso poi è inverno e c’è molto silenzio, la neve che cade spesso abbondante attutisce i rumori, le giornate sembrano corte per le poche ore di luce e le immagini di tante esperienze vissute sembrano più presenti, più vicine, risvegliando e facendo sorgere la nostalgia. Un sentimento che non fa molto rumore, proprio come la neve.
Con più consapevolezza emergono i ricordi delle esperienze passate, delle nostre case, delle persone amate, dei diversi luoghi di missione che abbiamo abitato e imparato a conoscere. Essi sono indelebilmente scolpiti dentro di noi, convivono con il nostro quotidiano, sono anche molto più forti di noi, più vivi… Il silenzio che caratterizza questo mese è l’habitat della nostalgia.

Ed è così che facendo il nostro consueto pellegrinaggio mensile verso la cella di san Massimiliano Kolbe, percorrendo i viali spogli e freddi di Auschwitz e sostando ai margini del corridoio del blocco 11, pensiamo a quel silenzio che per molti prigionieri è durato settimane, mesi, forse anni, interrotto solo da grida, di odio o di dolore. Avranno provato nostalgia per le loro famiglie, per i loro paesi d’origine? Oppure sarà stato loro tolto, cancellato, anche quel sentimento così umano, così importante, assieme alla dignità, al loro nome?

Ripensiamo anche a Kolbe, alla sua vita, ai viaggi che lo portavano spesso lontano dalla Polonia, dalla sua famiglia, ci vengono in mente il distacco dalla sua Città dell’Immacolata, l’addio ai frati, i suoi mesi terribili nel campo. Nei suoi scritti emerge spesso il sentimento della nostalgia, assieme però alla fiducia, all’offerta, all’amore.
Ci sembra quasi di sentire la sua voce, la preghiera cantata dell’Ave Maria, “adesso e nell’ora della nostra morte”, la “Salve Regina, Madre di Misericordia”, quella sua costante nostalgia per il Cielo divenuta una strada da percorrere serenamente verso il Paradiso, verso l’abbraccio tanto atteso.

Così anche per noi lo scorrere intenso e a volte lento, nostalgico, della vita diventa oggi, attraverso l’amore, un continuo grazie per il passato, il presente e il futuro, grazie del tempo ricevuto e donato, un pezzetto d’eternità, promessa di felicità.

Le Missionarie di Harmęże, Polonia

Da: La cella dell’amore è sempre aperta

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